martedì 26 aprile 2011

Sentenza Busco: chi è causa del suo mal pianga se stesso...

La sentenza di condanna di Raniero Busco interpreta congetture non dimostrate da nessuno come certezze; dati incerti, non dimostrati e ambivalenti come certezze; dati non gravi e anch'essi incerti come "gravi e significativi".
La sentenza applica il principio del terzo escluso "Chi se non lui?". Sceglie di premiare il ragionamento molto forte ed amalgamato dell'impianto accusatorio. Punisce severamente la debolezza della strategia e della linea della difesa dell'imputato, l'incertezza e l'incoerenza del suo comportamento processuale, il fatto che la difesa Busco non abbia attivato efficienti indagini difensive e criminalistiche, la sua incapacità nel confutare l'accusa e i testimoni contro, l'inerzia nel dimostrare che Busco nel 1990 aveva prodotto un alibi agli inquirenti che lo avevano messo sulla graticola.
Non riesco a comprendere, ancora, perché la difesa di Busco abbia scelto la linea che Simonetta fosse stata assassinata dopo le 17,30 e non entro le 16,30; perché non abbia scelto di dimostrare che l'assassino ha usato diverse volte la mano sinistra per colpire Simonetta sia a mano nuda sia con il tagliacarte; perché non abbia richiesto perizie tecniche, biologiche e medico legali per individuare l'ora della morte, se l'assassino abbia usato la mano sinistra, sul sangue sulla porta, sul computer della vittima e su altri aspetti topici.
Ritengo che la difesa di Busco (1) abbia svilito l'istituto delle indagini difensive, abbia seminato male e raccolto peggio, (2) abbia attinto molto dal mio libro "Il delitto di Via Poma - Sulle tracce dell'assassino" e dalle mie indicazioni ed avesse i dati e gli strumenti per vincere il processo: invece ha scelto la strada dell'immodestia e dell'ingratitudine, (3) abbia usato Busco e il suo entourage come passepartout per talk show televisivi e per un'effimera visibilità mass mediatica.
... a proposito di "male": chi è causa del suo mal pianga se stesso!

giovedì 21 aprile 2011

E' un killer organizzato l'assassino di Carmela Rea ... serial o rabbioso? O domestico?

L'assassino si è sporcato del sangue della vittima, probabilmente si è ferito colpendola; il suo mezzo di trasporto e il luogo dove ha fatto stazionare il corpo sono sporchi di sangue; ha sferrato i colpi con violenza cieca, punitiva traboccante d'odio. Poi ha avuto a disposizone il corpo inerte della vittima sul quale ha agito attività di manipolazione, di messa in posa e composizione, ma non agito pratiche sessuali. Sulla stessa ha dovuto lasciare tracce proprie, e su di sé ha tracce della vittima.
Se è un soggetto dell'ambiente domestico il caso si chiuderà quando arriveranno le evidenze criminalistiche, di laboratorio e medico legali, perché tutte le contraddizioni esploderanno.
Se è un soggetto esterno, si deve valutare che ha catturato velocemente la vittima approfittando di un calo del suo sistema difensivo, della solitudine del luogo, delle circostanze, oppure della non diffidenza della vittima.
Si tratta allora di soggetto (i) predatore stanziale, meticoloso, pianificatore, conoscitore dei luoghi, delle abitudini e della logistica delle zone, che ha ideato un modus operandi e un metodo di approccio con la vittima - e di cattura - abile, invisibile ed astuto. Un situazionale.
Un predatore che si è organizzato strumentalmente, logiscamente e per modus operandi per attendere la preda al varco, per attirarla in trappola, per catturarla e traportarla altrove, per agire su di lei., oppure che ha approfittato della situazione.
Un soggetto così può essere sia un serial killer, sia una persona che ha agito in modo estemporaneo e/o che spasimava per la donna.
Naturalmente occorre prima analizzare la vittimologia, i vari background, le analogie, i contatti telefonici e di frequentazione, oltre ai percorsi, ai tragitti ed alle varie sincronie spaziali-temporali, per poi attendere gli esiti delle indagini criminalistiche, delle evidenze medico legali, delle investigazioni tradizionali e d'intelligence.
Occorre conoscere i movimenti, i comportamenti, le abitudini e le interrelazioni di Carmela Rea e del marito, sapere se erano già stati sul luogo della scomparsa, chi aveva deciso di andarci, chi lo sapeva.
Per ora prendiamo in considerazione solo i due scenari di difficile soluzione: quello del serial killer e quello del soggetto stupratore e/o situazionale. Quello domestico è fin troppo facile e, come già detto, appena arriveranno i dati scientifici, si autorisolverà.

IPOTESI PRIMARIA: SERIAL KILLER
Non possiamo ignorare le analogie e le coincidenze fra l'omicidio di Carmela Rea e quello di Rossella Goffo: gli stessi tratti femminili marcati, alteri ed avvenenti, l'ambiente militare e/o paramilitare di frequentazione, la zona della scomparsa e del ritrovamento, l'impadronimento repentino ed astuto delle vittime, l'accanimento esasperato contro i loro corpi, la libertà di movimento in un territorio speciale, il possesso di un veicolo pratico e insospettabile. In tutto questo ricordiamoci che il modus operandi varia con l'apprendimento e l'esperienza e che la firma psicologica resta la stessa.
NON PARLARE DI SERIAL KILLER SIGNIFICA SPEGNERE IL LUME PER NON VEDERE QUELLO CHE NON SI DESIDERA.
Si tratta di un serial killer che genera fiducia ed appare innocuo, che è attratto dalle donne avvenenti, more, con aspetto serio e sobrio e che per lui sono NON RAGGIUNGIBILI: un soggetto che alla loro resistenza ed al loro rifiuto entra in stato di improvvisa collera maligna, quella del "guerriero rabbioso distruttivo, violento e implacabile", tanto da arrivare all'over killing ed allo sgozzamento.
E' un serial killer collerico esplosivo, primitivo, sadico, edonista, libidinoso e controllore del potere: è un assassino del tipo primitivo ed espressivo, che quando libera la violenza bestiale distrugge il volto, la femminilità, la bellezza e l'umanità delle vittime: over kill + sgozzamento femminile simbolico + volto devastato = fanatismo e missione di vendetta.
Il soggetto ignoto ha bisogno di trascorrere molto tempo con la povera preda per sentirsi vivo e dominatore, per umiliarla, per affermare la propria grandezza privandola della libertà e della vita, per eseguire il progetto criminoso.
La sua azione culmina nello scaricare la vittima lasciando una firma a due livelli: 1) la cattura della preda seguita dalla rivendicazione del proprio operato crudele e predatorio, dalla manifestazione della propria potenza e del proprio potere sul corpo della donna, dal disprezzo della vittima, dalla sua disumanizzazione tramite la distruzione del viso, dalla sfida agli inquirenti; 2)  i disegni sulla vittima con gli strumenti di morte, la composizione della vittima dopo averla scaricata, la messa in posa della vittima e la meticolosa composizione-organizzazione della scena che lascia agli investigatori per sfidarli e per depistare.
Vuole essere preso in considerazione dalle vittime, dall'opinione pubblica e dagli investigatori che gli danno la caccia: è in escalation omicidiaria.
Quando ha la preda in suo possesso mette in atto tutte le fantasie che ha covato per settimane e mesi, che lo dominano, che lo costringono a fare quel fa.

IPOTESI SECONDA. STUPRATORE E/O EROTOMANE DALLA RABBIA RIMOSSA
L'assassino è un maschio (con molte probabilità anche un soggetto erotomane) che da tempo desiderava sessualmente la donna, la quale, come è noto, non passava inosservata. Il soggetto ha avuto modo di seguirla sin da quando la vittima è uscita di casa con il marito e la figlioletta. La teneva sotto controllo.
Ha atteso il momento opportuno, l'ha seguita, l'ha approcciata: il resto è noto. E si ritorna agli aspetti essenziali della firma, del modus operandi e dell'organizzazione logistica-strumentale già citati. Il movente dell'omicidio è per tacitazione testimoniale, per collera esplosa in seguito all'insulto insopportabile del rifiuto, al non volere essere indicato come "colui il quale ha oltrepassato il segno e il limite", alla perdita del controllo.

L'IPOTESI DEL SOGGETTO DOMESTICO E' LA PIU' SEMPLICE ... !

mercoledì 13 aprile 2011

Condannato a dieci anni di carcere un "predicatore" per violenza sessuale, grazie ai Consulenti del CESCRIN

Il Collegio difensivo di Concetta De Liso, parte offesa nel processo contro il predicatore pentecostale zaccardiano Eliseo Capriotti, imputato di violenza sessuale nei confronti della suddetta, reato consumato quando la stessa era tredicenne e in gravi condizioni fisiche, rende noto che l'imputato "predicatore" è stato condannato alla pena di 10 anni di reclusione.
Il Collegio difensivo della vittima e parte offesa, formato dall’avv. Ernesto Bucci del Foro di Taranto, dal dott. Carmelo Lavorino criminologo criminalista di Roma, dal perito fonico forense ed esperto in indagini informatiche Mariano Pitzianti di Cagliari, dal dott. Enrico Delli Compagni psicologo di Giulianova, dichiara che finalmente è stata fatta giustizia di un reato aberrante, abominevole e turpe, anche grazie alla serenità della Corte Giudicante del Tribunale di Teramo (Presidente Giovanni Spinosa, a latere Angela Di Girolamo e Ileana Ramundo), alla freddezza del P.M. Laura Colica, al coraggio della parte offesa Concetta De Liso, la quale ha avuto il senso civico, la responsabilità e l’intelligenza di fidarsi delle istituzioni denunciando le violenze subite.
Determinanti sono state le consulenze tecniche della parte offesa dott. Lavorino e Delli Compagni e del fonico forense Pitzianti.
Purtroppo le violenze contro l'allora tredicenne si sono consumate all’interno di un gruppo pseudo-religioso che in realtà si è dimostrato essere una setta, organizzazione che si auspica la magistratura renderà oggetto di indagini approfondite.
L’avvocato di parte civile Ernesto Bucci ha chiesto anche l’invio degli atti al pm per falsa testimonianza a carico di alcuni esponenti della comunità che hanno testimoniato nel corso delle varie udienze. 

lunedì 4 aprile 2011

TRE Seminari CESCRIN 2011

ROMA           Sabato 14  Maggio - ore 10,00 - 13,30 / 15,30 - 17,30
ROMA           Sabato 11 Giugno - ore 10,00  - 13,30 / 15,30 - 17,30
CAGLIARI    Sabato 18 Giugno -  ore 10,00  - 13,30 / 15,30 - 17,30NUORO   Domenica 19 Giugno - ore 10,00  - 13,30 / 15,30 - 17,30
ROMA - Sabato 14 maggio - ore 10,00 - 12,30 / 15,30 - 17,30
Istituto S. Giuseppe, Via Giovanni Bovio 44
Seminario di Studi "LA SCENA DEL CRIMINE E LO STAGING"

Intervento del Prof. Francesco Sidoti

Quota iscrizione al Seminario euro 60,00 (sessanta)


Istituto S. Giuseppe, Via Giovanni Bovio 44
Seminario di Studi "OMICIDI IN FAMIGLIA - ASPETTI CRIMINOLOGICI E INVESTIGATIVI"
Docenti: Dott. Marco Cannavicci. Dott. Enrico Delli Compagni, Dott. Carmelo Lavorino, Avv. Luigi Vincenzo 
Quota iscrizione al Seminario euro 60,00 (sessanta)

NUORO 19 Giugno
CORSO D’INVESTIGAZIONE CRIMINALE PER ESPERTI - Primo Modulo
CAGLIARI 18 Giugno
Incontro col criminologo Carmelo Lavorino
LA LOGICA DELL'INDAGINE NELL'ANALISI INVESTIGATIVA CRIMINALE
L'Analisi criminale e il Paradigma investigativo. La logica nell’indagine: induzione, deduzione, abduzione, pensiero laterale, analisi sistemica.  La scena del crimine nell’Analisi criminale. Modus Operandi: definizione, criteri di Analisi criminale. Firma criminale: definizione, criteri di Analisi criminale.
Casi di storia: Il delitto di Cogne: vittima Samuele Lorenzi. Il delitto di Via Poma: vittima Simonetta Cesaroni. Omicidio di Sarah Scazzi. Omicidio di Yara Gambirasio. Altri.

domenica 3 aprile 2011

La Cassazione annulla la condanna per Antonella Conserva

LA SENTENZA DELLA CASSAZIONE      >>>VISUALIZZA LA SENTENZA<<<

PRIMO COMUNICATO DEL COLLEGIO DIFENSIVOLe motivazioni con cui la Cassazione ha annullato la sentenza di condanna di Antonella Conserva con rinvio, sono precise, logiche ed esaustive, ed hanno accolto in pieno le nostre tesi dandoci ragione su tutti i fronti. Ogni altra dichiarazione ci appare prematura, se non l'esprimere (1) ampia soddisfazione per il riconoscimento che la Giustizia ha conferito al nostro lavoro di analisi, investigativo e giuridico, (2) la speranza che l'innocente Antonella Conserva venga strappata dall'ingiusta carcerazione e che finalmente si possa dare volti e nomi precisi agli assassini del piccolo Tommaso Onofri ed ai mandanti del rapimento e della bieca uccisione, (3) il disappunto che la verità, gli assassini di Tommy e i mandanti del lurido rapimento siano stati cercati in modo scientifico e obbiettivo SOLTANTO da noi della difesa di Antonella Conserva, mentre i due Pubblici Ministeri e gli Avvocati dei familiari del piccolo Tommy si sono fatti turlupinare da Salvatore Raimondi, sino a chiederne la "santificazione giudiziaria" perché " ... è un bravo ragazzo".
ULTIMO PENSIERO: SAREBBE IL CASO CHE GLI AVVOCATI DEI FAMILIARI DI TOMMY E GLI INQUIRENTI (1) LA SMETTESSERO DI PERDERE TEMPO A PERSEGUITARE ANTONELLA CONSERVA ED A CONSIDERARLA LA "MATA HARI", (2) LA SMETTESSERO DI SANTIFICARE RAIMONDI, (3) CHE SI ACCODASSERO A NOI, GLI UNICI CHE SIN DALL'INIZIO HANNO INTUITO LE VERITA' NASCOSTE DELL'ABOMINEVOLE SEQUESTRO-ASSASSINIO. CHIEDO AI SUDDETTI DI FARE UN PASSO INDIETRO E DI COLLABORARE CON NOI PER AMORE DELLA GIUSTIZIA E DELLA VERITA'.Carmelo Lavorino

sabato 2 aprile 2011

Delitto dell'OLGIATA ... lontano da VIA POMA

Dopo 20 anni è stato risolto il giallo dell’Olgiata grazie all’investigazione scientifica e criminalistica, alla tecnologia ed alla ricerca scientifica e criminologica, alla pazienza della parte offesa (marito e figli della vittima), alla volontà di risolvere il caso, al fatto che il filippino Manuel Winston abbia confessato.
Il 4 aprile scrissi "Speriamo che non arrivi qualcuno che faccia ritrattare il filippino, così facendolo divenire una star giudiziaria alla Michele Misseri e usandolo come biglietto d’entrata e grimaldello per talk show." ... ebbene ... questo si è verificato: sta arrivando la solita armata brancaleonesca a caccia della visibilità mass mediatica!
Speriamo che l’uomo non diventi una vittima splendente di pentimento e di sofferenza (o la pecorella smarrita tornata all’ovile), visto che il rimorso dell’omicidio lo avrebbe fatto soffrire per ben venti anni… angosciandolo sino a intenerirlo, tanto che ha chiamato una figlioletta come la vittima: "Alberica", così dimostrando astuzia, sadismo, capacità manipolatorie, egosimo, strumentalizzazione della figlia per procacciarsi alibi psicologici! Però, nonostante il pentimento, i gioielli e i soldi spariti si sono persi e il filippino non ne sa nulla (sic!!!) e, inoltre, dichiara di non ricordare nulla dell'accaduto, come se volesse dimostrare che al momento del fatto era incapace di intendere e/o di volere: ritengo tutto ciò sospetto e da miscelare con le lacrime da coccodrillo del reo confesso.
Sono del parere che Winston poteva essere incastrato già dall’inizio grazie agli elementi logici (movente, possibilità, opportunità, capacità, tempi, sincronie e incroci di alibi), alla sua territorialità ed alla facilità dei movimenti all'interno della villa stessa (i due cani della contessa lo hanno fatto passare, conoscenza di come entrare e come uscire, conoscenza del codice di accesso al garage), a una serie di indicatori del crimine già presenti nel puzzle che dovevano essere organizzati e collegati, alla metodica omicidiaria (aggressione in seguito a litigio, colpi con lo zoccolo, strozzamento tipico di arti marziali, copertura del volto come ultima parte della firma psicologica, ...), a qualche sua traccia biologica che all’epoca poteva di già essere tipizzata ma che non venne analizzata, al rapporto litigioso che aveva con la contessa: questo avrebbe impedito che il sospetto si potesse abbattere verso il marito della vittima Pietro Mattei e il giovane Roberto Jacono.
Ricordiamoci che sin dall'inizio l'omicidio era del tipo complesso e variegato con la prova evidente di più metodiche di aggressione e omicidiarie (colpi alla testa con lo zoccolo, tentativi di strozzamento atipico, tentativi di strangolamento, tentativi di soffocamento), con i chiar indicatori di (A) omicidio d'impeto  in seguito a litigio e furto per tacitazione testimoniale, (B) della ovvia territorialità domestica, (C) della copertura dell'assassino di sesso maschile da parte di qualche territoriale di sesso femminile.
Era il classico caso da libro giallo-noir di alto livello!
Il caso dell’Olgiata mi ricorda – per le vicende investigative e per gli aspetti enigmatici – l’omicidio della professoressa catanese Antonella Falcidia, 4 dicembre 1993, assassinata nel suo appartamento con diverse pugnalate inferte con tecnica orientale, soldi spariti, orologio di valore al polso della vittima (come Alberica Filo della Torre). Venne puntato il marito e mantenuto nell’inferno del sospetto per 17 anni, tanto che nel 2007 venne incarcerato (poi liberato in seguito al ricorso al Tribunale del riesame), processato e - infine - assolto nel febbraio-marzo del 2011. Ebbene, anche in quel caso non hanno guardato verso una direzione che sto indicando da anni: la posizione di un collaboratore domestico della vittima proveniente dallo Sry Lanka, marito della badante, tale Antonio, oggi tornato nel suo Paese ...
Ultimi pensieri: 1) La traccia ematica dell'Olgiata col Dna del filippino Winston non ha nulla a che vedere con la traccia ematica di Via Poma e col suo Dna, sia ben chiaro: la prima è certa, è riferita a un solo tipo di sangue, ne sono state definite tutte e sedici le regioni alleliche; la seconda è l'ombra di un'incertezza vista di profilo ed al buio, sarebbe frutto di commistioni di due, tre e quattro sangui e Dna, ne sono state definite solo otto regioni alleliche. 2) Qualcuno ha coperto il filippino, lo ha aiutato nel depistaggio ed ha goduto di una buona parte dell'attività predatoria. 3) Se il filippino non confessava stavamo freschi.