lunedì 16 giugno 2014

Strage di Motta Visconti: sintesi di alcune interviste

PENSIERI DEL PROF. CARMELO LAVORINO
Strage familiare, omicidio del tipo domestico, parzialmente premeditato nel c.d. "ciclo vitale del crimine". Uxoricidio più infanticidio: moglie e figlioletti. Eliminazione con massacro tramite arma bianca, con sgozzamento e fendenti.
Omicidio fantasticato, immaginato e desiderato da Carlo Lissi, con l'obiettivo finale di liberarsi dell'ostacolo della famiglia ed essere così libero di potere essere "gradito" alla donna desiderata e bramata (la collega di lavoro), quindi, omicidio per ricerca della libertà, con lo scopo immediato di punire la moglie "rea" di averlo indotto a tradire il sogno e l'illusione della fissazione verso la collega, con il movente "cuscinetto" del fastidio, del rifiuto e della routine familiare. Gli omicidi e le fantasie più terribili nascono nella mente e dalla mente, in essa prosperano e si alimentano per poi divenire mostri del pensiero e dell'azione.
Lissi doveva uccidere per liberare le proprie fantasie e se stesso; doveva essere libero da legami familiari per potere pensare di "avere" per sé la donna che gli aveva fatto perdere la testa, ed ha pensato: "Per scendere nell'inferno e per goderlo devi sterminare gli angeli". E così ha eliminato, in un momento di slatentizzazione dell'istinto omicida e di perdita totale di tutti i freni inibitori e morali, i tre  apparenti ostacoli al suo sogno folle e criminale, usando il classico strumento di morte indicatore di passionalità, di contatto fisico e corporeo "vittima-assassino" e di chiara volontà assassina: il coltello domestico. Ha ucciso la moglie dopo un rapporto sessuale col pugno fracassante e la lama penetrante, successivamente ha sgozzato i figli e poi, lucidamente, guidato dalla sua ombra malvagia e crudele, amorale e lucidamente folle, ha attuato il depistaggio e il procacciamento dell'alibi.
L'organizzazione, la premeditazione, la logistica e il modus operandi sono del tipo non professionale. Di fatto Lissi ha depistato le indagini, ha alterato la scena ed ha attuato la messiscena in modo dilettantesco e privo di logica poliziesca-investigativa: ha commesso molti errori, non ha calcolato i tempi, si è procurato un alibi traballante, ha lasciato tracce evidenti, si è disfatto dell'arma in modo frettoloso, non si è autodeterminato a eludere le indagini e ad affrontare la graticola degli inquirenti e degli interrogatori. Quindi: modus operandi semplice, violento ed efficace, utile al massacro ma non al depistaggio ed all'autoconservazione; livelli criminali di basso tenore non adatti per sfuggire alle indagini e "godere" il frutto del crimine; crudeltà ed egoismo al massimo livello; omicidio del tipo mostruoso.
Carmelo Lavorino

PUBBLICHIAMO UN PENSIERO DEL DOTT. ENRICO DELLI COMPAGNI
Il triplice omicidio avvenuto a Motta Visconti nel milanese è quello che può definirsi una strage familiare compiuta da un Family mass murderer. Si tratta coloro che fanno strage della propria famiglia, di persone parallelamente intese e considerate tali. A volte l'azione omicidiaria si allarga coinvolgendo nel ruolo di vittime anche altri parenti, semplici conoscenti, vicini di casa, o anche persone sconosciute all’assassino che in quel momento si trovano sul luogo della strage (ad esempio ignari passanti). Solitamente l’autore dell’eccidio si toglie la vita, è per questa condizione che spesso di parla di suicidio di massa familiare o suicidio allargato alla famiglia, mass murderer/suicide. Quando ciò non avviene si può parlare di un Family mass murderer Strumentale, cioè che ha pianificato l'omicidio che rappresenta uno strumento per raggiungere uno scopo ben preciso. Nel caso di Carlo Lissi è possibile parlare di un soggetto “Emancipatario o alla ricerca della libertà”. Esistono delle dinamiche familiari apparentemente sane, ma che in realtà nascondono patologie comunicative e relazionali tremendamente disturbate. In casi di questo tipo la pianificazione è un elemento fondamentale ed essenziale dei delitti. Essa presuppone una volontà omicidiaria e una lucida determinazione, elemento spesso presente negli adolescenti o tardo adolescenti che uccidono i genitori alla ricerca di libertà. Per questo è possibile considerare che ci troviamo di fronte a un soggetto immaturo, con una profonda insofferenza verso quelli che possono essere definite le responsabilità familiari che inevitabilmente contrastavano con il proprio pensiero di libertà. Un soggetto narcisista che al fine di soddisfare un bisogno, per affermare il proprio Io ha deciso di fare scempio della propria famiglia.
Aspetto psicodinamico: gli strumentali commettono la strage al fine di ricavarne qualcosa di concreto. Essi tendono alla realizzazione di soddisfazioni materiali quali appropriarsi anzitempo dell’eredità, usufruire di beni che al momento gli sono proibiti, liberarsi da un controllo asfittico dei genitori/consorti. Questi family mass murderer solitamente premeditano la strage, tentano di depistare le indagini, al fine di poter usufruire del bene strumentale per il quale hanno ucciso. Non si costituiscono e quasi mai si suicidano, soprattutto se sono adolescenti, anche perché solitamente ancora non elaborano completamente il senso di colpa e la gravità del reato commesso. Al momento in cui vengono catturati tendono a dichiararsi innocenti almeno nei primi momenti per poi crollare e raccontare lucidamente l’accaduto senza la benché minima emozione (es. De Nardo e Maso). In questa categoria, che è composta solitamente da figli che uccidono i genitori, l’età media è molto bassa ed è possibile dire che di solito trattasi di family mass murderer adolescenti, tardo adolescenti, che comunque vivono ancora all’interno della famiglia di origine, difficilmente si possono considerare adulti anche se l’età anagrafica ne attesta il contrario. (Rif. Bibliografico “Profili criminali e psicopatologici del reo” cap. I family mass murderer di Enrico Delli Compagni- Maggioli Editore)
Dott. Enrico Delli Compagni
- Psicologo clinico e forense - Direttore Comunità Educativa "SIRENA"
Giudice Esperto presso il Tribunale di Sorveglianza di L'Aquila
Consulente e docente CE.S.CR.IN (Centro studi Criminalistici Criminologici Investigativi)
Socio S.I.C. (Società Italiana di Criminologia) - Iscritto all’Albo dei Periti del Tribunale di Teramo