mercoledì 15 novembre 2017

A PROPOSITO DEI PERMESSI AI SERIAL KILLER IN GALERA

PERMESSO PER IL SERIAL KILLER DONATO BILANCIA
I serial killer non possono essere recuperati a prescindere dalla motivazione che li ha spinti a uccidere, sono dominati dall'istinto di morte e dalla coazione a ripetere: sono un pericolo permanente per la società e devono restare in carcere per tutta la vita senza sconti e/o premi. Difatti, TUTTI i criminali seriali che hanno usufruito di agevolazioni, sconti di pena e permessi hanno colpito senza pietà e, in questo contesto, i serial killer sono i peggiori.
Donato Bilancia non sfugge a questa regola, anzi, essendo un serial killer del tipo complesso, organizzato e prolifico, è enormemente pericoloso, lasciamo stare poi le questioni pentimento, perdono, ravvedimento et similia.
Bilancia, 17 omicidi e due tentati omicidi in circa sei mesi, ha ucciso per una serie di motivi complessi, saldati dal triplice elemento collante e propulsivo del "risentimento per molte situazioni che lo hanno visto sconfitto e tradito", più "l’odio contro le donne che considerava tutte "puttane che devono inginocchiarsi a lui" e "motivi economici e di depistaggio"". Alla suddetta terna si sono uniti tre antichi gruppi di sentimenti negativi già saldatisi in un unico tronco: 1) il rancore verso la coppia genitoriale (il padre Rocco e la madre Anna Mazzaturo) per i noti motivi risalenti all'infanzia ed all'adolescenza, per le angherie e gli insulti del padre, per lo scarso affetto che la madre gli dimostrava; 2) il disprezzo assoluto e l'odio glaciale nei confronti del padre col quale mai ha tentato e/o potuto identificarsi; 3) l'odio contro la cognata che reputava l'assoluta responsabile di tutte le sue disgrazie, del suicidio del fratello Michele e della morte del nipotino Davide.
Al che, che Bilancia abbia ottenuto un permesso per andare a visitare la tomba dei genitori che quando erano in vita ha sfregiato psicologicamente anche con i suoi omicidi, addirittura andando ad ammazzare a Cogoleto in vicinanza della loro casa estiva, è emblematico del personaggio e della sua logica.
Non reputo che un serial killer possa essere "redento", "compreso", "perdonato" e "reinserito nella società", a prescindere dalle motivazioni e dallo stato psichico che lo hanno indotto a uccidere. Nemmeno credo che Bilancia sentisse l'imperiosa voce interna che lo obbligava ad alzarsi per andare a uccidere, allucinato e impossibilitato a disobbedire, perché, se così fosse accaduto, Bilancia non avrebbe potuto organizzare piani astuti ed eseguirli tramite azione logiche, coordinate, consequenziali e mirate. Certamente non avrebbe costruito preventivamente la chiave falsa per entrare nel condominio dove ha ucciso il metronotte Canu, o la chiave quadra per entrare nelle toilettes dei treni. Bilancia è andato a uccidere per due volte a Ventimiglia i cambiavalute Marro e Gorni per motivi tattici, economici e psicologici, così come la scelta di uccidere sui treni non è stata improvvisa ed estemporanea, ma frutto di un sottile perfido calcolo.
Se Bilancia fosse stato preda della "cattiva voce assassina" non avrebbe potuto (1) avere lucidissimi schemi mentali e piani operativi, (2) effettuare sopralluoghi per studiare le modalità, i tempi e le tattiche per gli omicidi, (3) effettuare i calcoli dei tempi esecutivi e dei tragitti, delle vie di fuga, (4) organizzare comportamenti per la logistica e l'autosicurezza. Certamente non avrebbe potuto/dovuto pianificare gli omicidi per i motivi di depistaggio e strumentali alla sua strategia, con le scelte stilistiche, geniali e mutevoli, condite anche da bluff e sfide.
Bilancia viveva e ospitava la pulsione omicida slatentizzatasi dopo circa nove lustri di vita nel crogiolo della sua psiche e della sua logica di ladro professionista e giocatore estremo, però, poteva scegliere se obbedire alla pulsione o respingerla. Poteva scegliere ed aveva i suoi freni inibitori: il problema era che aveva preso gusto a quel mondo nuovo e terribile, a uccidere, ad "abbattere i birilli", a quelle sensazioni, emozioni e turbolenze della vita e della mente. 

venerdì 10 novembre 2017

DATE E LUOGHI DELLA PRESENTAZIONE DEL VOLUME "DONATO BILANCIA - NELLA MENTE DEL SERIAL KILLER"

1° dicembre, venerdì, ore 17:00
GENOVA - Fondazione DE FERRARI
Piazza Dante 9/18

7 dicembre, giovedì, ore 17:00
ROMA - Libreria Medichini Clodio
Piazzale Clodio 26 A, B, C

15 dicembre, venerdì, ore 20:30
ROMA SPINACETO - Libreria del Sole
Viale dei Caduti nella Guerra di Liberazione, 470
Autore: Carmelo Lavorino
Editore: De Ferrari - Genova
Prezzo: euro 15,00
ISBN-13: 978-88-6405-904-4
Pagine: 310 - Capitoli: 23 - Tavole: 15
Prefazione e introduzione di:
- Francesco Sidoti criminologo e sociologo
- Roberto Faenza regista
- Nino Marazzita avvocato penalista

DONATO BILANCIA: NELLA MENTE DEL SERIAL KILLER


Presentazione a 
GENOVAVENERDI' 1 DICEMBRE - Ore 17:00
presso la Fondazione De Ferrari, Piazza Dante 9/18

Presentazione a Roma  giovedì 7 dicembre ore 17:00, presso la Libreria Medichini Clodio, Piazzale Clodio 26 A,B,C
Presentazione a Roma Spinaceto venerdì 15 dicembre ore 20:30 presso la Libreria del Sole, Viale dei Caduti nella Guerra di Liberazione, 470.

Autore: Carmelo Lavorino
Editore: De Ferrari - Genova
Pagine: 310 - Capitoli: 23  - Tavole: 15
Prezzo: euro 15,00
Prefazione e introduzione di:
- Francesco Sidoti criminologo e sociologo
- Roberto Faenza regista
- Nino Marazzita avvocato penalista

Il volume analizza in chiave criminologica, investigativa e giornalistica d’inchiesta gli episodi criminosi con Donato Bilancia spietato e distruttivo protagonista: diciassette omicidi e due tentati omicidi.
L’Autore, noto criminologo, profiler, analista della scena del crimine ed esperto in investigazione criminale, entra nella mente del serial killer Bilancia e ne intuisce, definisce, analizza e spiega il “maligno filo rosso logico conduttore degli omicidi”i vari moventi, le scelte tattiche e strategiche delle vittime e dei luoghi degli omicidi, gli schemi mentali e comportamentali, la criminodinamica e la segreta firma psicologica.
Ogni capitolo studia e descrive in modo inedito e col metodo sistemico di analisi criminale: gli antefatti, le scene del crimine e la vittimologia; il modus operandi, i moventi psicologici, pratici, economici e sessuali di Bilancia; le tracce lasciate e i suoi errori esecutivi; il punto della situazione info-investigativa del momento e le carenze delle indagini.
L’ultimo capitolo traccia il profilo criminale di Bilancia e sintetizza i motivi del perché poteva essere individuato già da tempo, molto prima del 29 aprile 1998 e, come mai, le indagini siano state lente, lacunose e scoordinate.


Dalla presentazione del prof. Francesco Sidoti, criminologo sociologo
Questo volume di Carmelo Lavorino non è soltanto avvincente come lettura, ma è assai utile e importante anche da un punto di vista strettamente tecnico e professionale. Grazie a Carmelo Lavorino possiamo ritrovare, in filigrana, nella vicenda individuale di Donato Bilancia, alcune questioni fondamentali di una corretta metodologia.
(...) Carmelo Lavorino entra nella vicenda umana del caso Bilancia, in maniera che è illuminante perché non si affida soltanto ai colloqui (come fanno molti psichiatri): comprensibilmente possono essere riduttivi e fuorvianti. Oltre che fare riferimento alle dichiarazioni, Lavorino studia minuziosamente i fatti e gli antefatti, distingue i dati e le ipotesi, rilegge riga per riga le carte processuali.
(...) In breve, Lavorino fa emergere la specificità dell'investigatore vero, caratterizzato da istruzioni, professionalità, metodologie, attrazioni ben differenti rispetto a quelle che sono proprie dello psichiatra, dell'avvocato, del criminalista, del criminologo, del giornalista. Questi sono prevalentemente interessati l'uno alla capacità di intendere e di volere, l'altro ai profili giuridici, l'altro ancora alle modalità esecutive, ai mezzi, ai luoghi del delitto, alle conseguenze detentive, alle ragioni sociali e istituzionali. Osservano il "come", il "quando", il "dove", le ripercussioni, la difesa, e così via.
L'investigatore, invece, fa un mestiere diverso. Vuole sapere "chi": esamina le tracce lasciate dal responsabile, lo immagina, lo identifica, lo insegue, lo stana. Soltanto se è veramente bravo, lo trova. In questo caso, Carmelo Lavorino, non lo trova: lo spiega. Ma, in tanti altri casi, il responsabile vero, Lavorino lo ha trovato - e soprattutto ha trovato la non-responsabilità di tanti indagati e imputati, che erano innocenti e che se non fosse stato per lui marcirebbero ancora in galera.

Dalla prefazione del dott. Roberto Faenza, regista
(...) Su Bilancia si è detto, ragionato e scritto molto: articoli, saggi, trasmissioni, fiction e libri. Credo però che nessuno abbia affrontato il complesso e difficile argomento come è riuscito a fare Lavorino, il quale, entrando realmente NELLA MENTE DEL SERIAL KILLER, spiega – col suo metodo e il suo stile da profiler e criminologo investigativo – quali siano realmente tutta una serie di elementi da conoscere. Elenco i principali: la logica segreta delle azioni criminose di Bilancia; i moventi nascosti nella sua psiche, nei suoi traumi (dall’infanzia all’odio esasperato contro le donne, la coppia genitoriale ed altre figure simboliche), nelle sue cabale mentali di giocatore d’azzardo e nelle sue fantasie di morte. Con dovizia di particolari anche spettacolari Lavorino spiega perché, con quali scelte tattiche e strategiche e con quali obiettivi Donato Bilancia, di volta in volta, decideva di uccidere, dove uccidere e quale tipo di vittima aggredire. A leggerlo vengono i brividi e mi chiedo come possa la mente umana elaborare un simile coacervo di orrori riuscendo a sopravvivere.
(...) Leggendo questo libro assistiamo come al cinema a una sedimentazione del male assoluto, dove l’assassino gioca a poker e alla roulette contro i suoi cacciatori, puntando la vita delle vittime come fossero “birilli” o “bambole di pezza”. Un tragico gioco nel quale Bilancia, decidendo il tipo d’azzardo e di sfida, il tavolo e la posta, agisce con azioni temerarie e pianificate, con bluff e contro bluff che potremmo definire geniali se il termine fosse appropriato nel caso di un criminale. (...) Bilancia è stato preso e oggi sconta la sua pena a 13 ergastoli. Ma a leggere queste pagine che rappresentano di fatto la scannerizzazione di una mente umana atipica, c’è da sperare che di uomini come Bilancia non ce ne siano più. Purtroppo non è così e credo che Lavorino lo sappia più di ogni altro. 


Dalla presentazione di Nino Marazzita, avvocato penalista
Carmelo Lavorino e Donato Bilancia, due personaggi che ho conosciuto per motivi professionali, rispettivamente il Bene e il Male. Il primo concentrato e dedito a risolvere casi delittuosi, a studiare e sviluppare metodiche d'investigazione criminale, il secondo dedicato al furto, alle rapine, al gioco d'azzardo, alla devianza e delinquenza, sino ad arrivare all'uccisione di diciassette persone in sei mesi.
Con Lavorino, da subito amico Carmelo, ci conoscemmo nel 1995 quando andammo a Firenze per difendere e fare assolvere Pietro Pacciani accusato dei 16 delitti del Mostro di Firenze: Carmelo organizzò e mi mise a disposizione un pool tecnico investigativo di prim'ordine, fra cui il professore Francesco Bruno e la psicologa Simonetta Costanzo: furono giorni intensi ed esaltanti. Facemmo assolvere Pietro Pacciani condannato in primo grado a ben 14 ergastoli. Con Carmelo ho mantenuto un fortissimo rapporto di amicizia e ogni tanto mi pregio della sua collaborazione di criminologo investigativo e di profiler. (...) Ora Carmelo ha scritto un libro intrigante, tecnico, analitico e scientifico su Bilancia, l'assassino seriale che ho conosciuto nel 1998, un uomo che è la "sedimentazione del male assoluto".